La fotografia è il nostro esorcismo.La società primitiva aveva le sue maschere, la società borghese i suoi specchi, noi abbiamo le nostre immagini.
Crediamo di costringere il mondo con la tecnica : ma attraverso la tecnica è il mondo che si impone a noi , e l'effetto sorpresa di questo capovolgimento è davvero considerevole.
Crediamo di fotografare una determinata scena per semplice piacere, ma in effetti è lei che vuole essere fotografata.
Non siamo altro che la comparsa della sua messainscena. Il soggetto non è che l'agente dell'ironica apparizione delle cose. L'immagine è il medium per eccellenza di quell'enorme pubblicità che si fa il mondo ,che si fanno gli oggetti - costringendo la nostra immaginazione a cancellarsi , le nostre passioni a travestirsi, rompendo lo specchio che tendevamo loro, del resto ipocritamente per captarli.
Il miracolo, oggi , è che le apparenze - da molto tempo ridotte a una schiavitù volontaria - si rigirano verso di noi e contro di noi, sovrane,tramite la stessa tecnica di cui ci serviamo per espellerle..Esse arrivano d'altronde proprio adesso e qui dal loro luogo,dal cuore della loro banalità,fanno irruzione da ogni dove, moltiplicandosi da sole con allegria.
La gioia di fotografare è un allegria oggettiva. Chi non ha mai provato questo trasporto oggettivo dell'immagine - di mattina ,in una città, in un deserto, non capirà mai niente della delicatezza" patafisica"del mondo.
Se una cosa vuole essere fotografata significa che non vuole consegnare il suo senso, che non vuole riflettersi.
Vuole solo essere captata direttamente,violata sul posto,illuminata nel suo dettaglio.Se qualcosa vuole diventare immagine non è per durare , è per sparire meglio. E' il soggetto non è un buon medium se non entra in questo gioco, se non esorcizza il suo proprio sguardo e il suo proprio giudizio, se non gode della propria assenza.
E' la trama stessa dei dettagli dell'oggetto, delle linee, della luce, che deve significare questa interruzione del soggetto, e dunque questa irruzione del mondo, che crea la suspence della foto.Tramite l'immagine il mondo impone la sua discontinuità, il suo frazionamanto, la sua istantaneità artificiale.In questo senso l'immagine fotografica è la più pura ,perchè non simula nè tempo, ne movimento e si attiene all'irrealismo più rigoroso .Tutte le altre forme di immagine (cinema,video,sintesi, ecc) sono solamente delle forme attenuate dell'immagine pura e della sua rottura col reale.
L'intensità dell'immagine è commisurata alla sua negazione del reale, all'invenzione di un altra scena.Fare di un oggetto un immagine è togliere ad esso una ad una tutte le sue dimensioni: il peso,il rilievo,il profumo,la profondità,il tempo,la continuità, e ovviamente il senso.E' a prezzo di questa disincarnazione che l'immagine acquista questo potere di fascinazione,che diventa medium dell'oggettualità pura,che diventa trasparente a una forma di seduzione sottile.
Riaggregare una ad una tutte le dimensioni -il rilievo,il movimento,l'emozione,l'idea, il senso e il desiderio - per rendere meglio,per rendere più reale il tutto,vale a dire meglio simulato,è un controsenso totale in termini di immagine.
E la tecnica stessa è presa nella sua propria trappola.
( tratto da Jean Baudrillard - Patafisica e Arte Del Vedere ed. Giunti)